L’installazione (III sec.–180 c. a.C.)
La dominazione ateniese (166–69 a.C.)
I caratteri peculiari delle divinità egiziane
Iside ἐπήκοος riceve orecchie come ex-voto:
Una seconda epigrafe [32] in cui Iside è invocata come ἐπήκοος è anche testimonianza di un aspetto del culto di queste divinità su cui altrimenti siamo assai poco informati, [33] il banchetto.
La stele su cui il testo è iscritto rappresenta una donna, probabilmente Iside stessa, ed un uomo distesi su un triclinio. Sotto la mensa, un personaggio più piccolo reca un recipiente. Bruneau spiega come questo motivo iconografico, così comune per i banchetti funebri nel mondo greco-romano, rivesta qui una funzione nel contesto liturgico egiziano.
διὰ ὀνειροκρίτου / Μηνοδώρου / τοῦ Ἀγίου / [Ν]ικομηδέως, κτλ.
Questa figura professionale sembra tipica dei culti egiziani delî. [37] In effetti, l’intera vicenda del culto di Serapide a Delo è fondata su numerosi sogni rivelatori ricevuti dai suoi sacerdoti, in particolare Apollonio II. [38]
In questa occasione è il miracoloso intervento di Serapide che rende “incapace di proferir motto la lingua” (linea 87: γλῶσσαν ἀναύδητον) dei suoi nemici.
è probabilmente un navigante scampato coi due figlioli, Filomena e Pizione, dalla furia del mare. Troviamo infatti le divinità egiziane associate una volta ai Dioscuri, secondo la tradizione ellenica protettori dei naviganti:
In modo simile, le troviamo associate a Zeus Urios:
Iside in particolare è chiamata εὔπλοια “Euplea, che concede buona navigazione”:
Bruneau [42] ha dedicato numerosi studi all’individuazione delle rappresentazioni di Iside Pelagia; fra di esse una lucerna corinzia del II sec. d.C., rinvenuta proprio nel Serapeo C, attesterebbe una permanenza del culto di Iside in questo santuario in età imperiale inoltrata.
L’enfasi sulla benevolenza isiaca appare tipicamente delia. Baslez [43] osserva come sottolineare la natura benefattrice della dea sia molto raro nel mondo greco-romano: nel Corpus isiaco, si conterebbero solamente nove dediche di questo tipo di cui ben cinque delie.
γενόμενος, ὑπὲρ τοῦ δήμου τοῦ Ἀθηναίων καὶ
τοῦ δήμου τοῦ Ῥωμαίων Ἴσιδι Ὑγιε̣ία̣ι.
È difficile giudicare se si trattasse di una semplice associazione o di un’identificazione vera e propria. [45] Igea è venerata nel Serapeo C anche assieme ad Asclepio, che, al più tardi nel II sec. d.C., troveremo identificato con Serapide ad Epidauro, congiuntamente ad Iside-Igea: [46]
Con Iside, anche Serapide e Anubi sono guaritori; in quanto tali ricevono degli ἰατρεῖα “onorari dovuti ai medici”; si noti ancora l’impiego del termine ἐπήκοοι:
ὑπὲρ τοῦ υἱοῦ Ξενοφῶντος ἰατρεῖα θεοῖς ἐπηκόοις Σαρά-
πιδι, Ἴσιδι, Ἀνούβιδι, χαριστήριον, κτλ.
Si noti che in una seconda dedica votiva presentata ancora da Nicasò di Delo, questa volta senza il consorte, gli ἰατρεῖα sono offerti anche ad Arpocrate:
Σαράπιδι, Ἴσιδι, Ἀνούβιδι, Ἁρποχράτει, χαριστήρι-
ον, κτλ.
Allo scopo di spiegare il loro successo tra i devoti è inoltre degno di menzione l’atteggiamento delle divinità nella protezione e cura dei bambini: più volte si incontra l’espressione ὑπὲρ τῶν παιδίων:
Un altro tratto caratteristico di Iside e Serapide che può contribuire a spiegarne il successo tra i devoti è la loro pratica della giustizia. [48] Questa attitudine è già manifesta nel senso generale dell’aretalogia di Maiistas ed è specificata subito prima della narrazione del miracoloso intervento di Serapide di cui parlavamo sopra: [49]
πᾶσα πόλις καὶ πάντα πολυμμιγέω<ν> ἅμα φῦλα
ξείνων ὄφρα δίκης θεομήτιδος εἰσαΐοιεν.
Questa δίκη θεομήτις “giustizia divinamente saggia” si contrappone alla δίκη ἀνεμώλιος “accusa ventosa, infondata” (IG XI 4, 1299, 67) degli avversari di Apollonio II. [50]
Ritroviamo qui l’associazione di Iside ad Afrodite già notata sopra (cf. ID 2132) e riscontriamo la peculiare—per Afrodite—connotazione di Dicea, “la giusta.” Senza dubbio, la particolare devozione a tale carattere di Iside sarà stata ispirata anche da una tradizione specifica di questa famiglia ateniese testimoniata dal nome Diceo portato da alcuni membri. [51]