Queste testimonianze evidenziano che Atene sembra aver appreso bene a muoversi nella complicata politica del mondo ellenistico. I rapporti con la Macedonia e, contemporaneamente, con l’Egitto tolemaico denunciano la volontà da parte di Atene di trovare protezione senza rinunciare a gran parte della propria sovranità, come poi è anche testimoniato dalla sostanziale neutralità in politica estera in questi anni. Atene cercò dunque di mantenere la propria autonomia in un contesto politico greco assai complesso, che vide prima la guerra cleomenea e poi la guerra sociale, sulla quale già si allungavano le nubi che provenivano da Occidente. [10]
Si può dire quindi che il primo riconoscimento pubblico delle doti di Prytanis sia stato proprio il fatto stesso di essere stato scelto come ambasciatore; il ricevere un incarico diplomatico, proprio per la delicatezza del compito e per l’importanza relativa al bene dell’intera città, era infatti anche un grande privilegio e gli ambasciatori venivano nominati con grande cura tra i cittadini più notevoli. [31] Ma a inviati che dimostravano capacità pari a quelle di Prytanis la città doveva conferire anche onori concreti e manifesti a tutti, che costituissero una dimostrazione di gratitudine per l’impegno speso nell’accrescere il benessere dei cittadini [Appendix epigraphica 1.1, 25–27]. Perciò Prytanis riceve come primo onore la lode pubblica: il verbo ἐπαινέσαι (alla l. 32), così declinato, ricorre molto spesso nei decreti onorari di cui abbiamo testimonianza, proprio ad introdurre l’elenco degli onori stabiliti per il personaggio in questione, ed indica il conferimento dell’ἔπαινος, cioè una lode proclamata dall’araldo in determinate occasioni pubbliche. [32] Accanto alla lode, vengono decretati per Prytanis anche altri due onori più concreti, una corona e un pasto nel Pritaneo, in virtù della sua benevolenza e della sua generosità: l’espressione εὐνοίας ἕνεκα καὶ φιλοτιμίας riassume, nell’elencare gli onori, la lunga clausola motivazionale precedente, con una formula e con due termini specifici che ricorrono spesso nei decreti di questo tipo tra le ragioni degli onori conferiti al personaggio meritevole. [33]
Riguardo agli altri generi di corona, quelle d’ulivo avevano, com’è ovvio, un prestigio decisamente inferiore rispetto alle corone d’oro, ma comunque ne veniva fatto un largo uso, sia per cittadini ateniesi che per stranieri. Per quanto riguarda gli stranieri, si faceva uso di corone d’ulivo soprattutto in occasione della concessione di privilegi quali la prossenia e/o l’evergesia, l’isotelia e la stessa cittadinanza. Ciò che qui interessa è che venivano di frequente decorati con questo tipo di corona anche gli ambasciatori, [47] sia stranieri che ateniesi: per le delegazioni estere, la formula utilizzata spesso prevedeva la corona aurea per lo stato che mandava l’ambasceria, mentre per i singoli ambasciatori la meno illustre corona d’ulivo. [48] Questo fatto perciò sottolinea il prestigio di cui godeva Prytanis presso la città di Atene, e la considerazione in cui era tenuta la sua missione diplomatica.
La cerimonia di passaggio da straniero a ospite, riservata a chi per la prima volta veniva ringraziato dalla città per i servigi svolti, comprendeva in sé una fase rituale. A essa seguiva il pasto, riservato sia agli stranieri che avevano appena celebrato la cerimonia di ospitalità, sia ai cittadini benemeriti e ritenuti degni di essere convocati, sia agli stranieri che avevano precedentemente compiuto gli ξένια, se si fossero trovati in città e avessero goduto dell’invito per quella occasione. [62] Questi stranieri quindi si presentavano in veste di ospiti. È questo il caso di Prytanis: coloro a cui capitava di essere nuovamente onorati dalla città presso la quale ormai erano considerati ospiti, non dovevano essere più invitati agli ξένια, ma al momento successivo della cerimonia, dunque al banchetto. [63]
Bibliografia
Appendix epigraphica 1.
Decreto onorario per Prytanis di Caristo, filosofo.
225/224 a.C.
Θεοί·
ἐπὶ Ἐργοχάρου ἄρχοντος, ἐπὶ τῆς Ἱπποθωνν–
τίδος τρίτης πρυτανείας, ἧι Ζωΐλος Διφί–
λου Ἀλωπεκῆθεν ἐγραμμάτευεν· Μεταγειτνι–
5 ῶνος δευτέραι μετ ̓ εἰκάδας· ἑβδόμει καὶ εἰ v–
κοστεῖ τῆς πρυτανείας· ἐκκλησία ἐν τῶι θεά–
τρωι· τῶν προέδρων ἐπεψήφιζεν Σπουδίας Μέ–
μνωνος Ἀφιδναῖος καὶ συμπρόεδροι· vacat
ἔδοξεν τεῖ βουλεῖ καὶ τῶι δήμωι·
10 Θούκριτος Ἀλκιμάχου Μυρρινούσιος εἶπεν· ἐ v–
πειδὴ Πρύτανις εὔνους ὢν τῶι δήμωι καὶ πολ–
λάκις τὴν ἀπόδειξιν αὐτοῦ καὶ πρότερον πεπ̣ο–
ημέν<η>ν̣ ἀποφηναμένων τῶν στρατηγῶν, παρα[v]–
κληθεὶς ὑπὸ τοῦ δήμου καὶ δοὺς ἑαυτὸν ἀπροφ[α]–
15 σίστως εἰς τὴν κοινὴν χρείαν τῆς πόλεως ἀπ[ε]–
δήμησεν〚 – – –c.21– – – 〛οὔτε πό v–
νον οὔτε κίνδυνον ὑπολογισάμενος οὐθένα v
τῶν ἐσομένων οὔτε δαπάνης οὐδεμίας φ̣ροντί–
σας, καὶ παραγενόμενος〚 – – –c.9– – – 〛καὶ διαλε̣–
20 χθεὶς ὑπὲρ τῶν κοινεῖ v χρησίμων μετὰ παρ<ρ>η–
σίας ὡς ἂν ὑπὲρ ἰδία<ς πατρ>ίδος τὴν πᾶσαν σπ̣ου vv–
δὴν ποι<ο>ύμενος, ἀπήγγελκεν τῶι δήμωι περ[ὶ] τού–
των ἐν οὐθενὶ καιρῶι προθυμίας οὐθὲν ἐν[λ]ελοι–
π<ὼς> οὐδὲ τῶν καθηκόντων εἰς τὴν τοῦ δήμο̣υ̣v
25 χρείαν παραλείπων· ὅπως ἂν οὖν ὁ δῆμος ἐμ παν̣–
τὶ καιρῶι μεμνημένος φαίνηται τῶν ἐκτενῶς
τὰς χρείας αὐτῶι παρεσχημένων, vv ἀγαθεῖ τύ–
χει, δεδόχθαι τῆι βουλῆι· τοὺς λαχόντας προ–
έδρους εἰς τὴν ἐπιοῦσαν ἐκκλησίαν χρηματί–
30 σαι περὶ τούτων, γνώ<μ>ην δὲ ξυμβάλλεσθαι τῆς
βουλῆς εἰς τὸν δῆμον, ὅτι δοκεῖ τῆι βουλῆι vv
ἐπαινέσαι Πρύτανιν Ἀστυλείδου Καρύστιον
καὶ στεφανῶσαι αὐτὸν χρυσῶι στεφάνωι κατὰ
τὸν νόμον εὐνοίας ἕνεκα καὶ φιλοτιμίας, ἣν ἔ–
35 χων διατελεῖ περὶ τὴν βουλὴν καὶ τὸν δῆμον
τὸν Ἀθηναίων, καὶ ἀνειπεῖν τὸν στέφανον τοῦ–
τον Διονυσίων τῶν ἐν ἄστει τραγωιδοῖ[ς] τῶι
καινῶι ἀγῶνι καὶ Παναθηναίων τῶι γυμν̣ικῶι,
τῆς δὲ ποήσεως τοῦ στεφάνου καὶ τῆς ἀναγο vv–
40 ρεύσεως ἐπιμεληθῆναι τοὺ[ς] στρατηγοὺς καὶ
〚.〛 τὸν ταμίαν τῶν στρατιωτικῶν· εἶναι δὲ αὐτῶι
διατηροῦντι τὴν αἵρεσιν εὑρέσθαι παρὰ τοῦ
δήμου καὶ ἄλλο ἀγαθόν, ὅτου ἂν̣ δοκῆ̣ι ἄξιος εἶναι·
καλέσαι δὲ αὐτὸν καὶ ἐπὶ δεῖπνον εἰς τὸ πρυτα–
45 νεῖον εἰς αὔριον· ἀναγράψαι δὲ τόδε τὸ ψήφισ v–
μα τὸν γραμματέα τὸν κατὰ πρυτανείαν ἐν στή–
ληι λιθίνηι καὶ στῆσαι ἐν ἀγορᾶι· τὸ δὲ ἀνάλω–
μα τὸ γενόμενον εἰς τὴν ἀνάθεσιν καὶ τὴν ἀνα–
γραφὴν τῆς στήλης μερίσαι τὸν ταμί vvvvvvv–
50 αν τῶν στρατιωτικῶν.
incorona
ἡ βουλή,
ὁδῆμος
Πρύτανιν.