Luoghi di incontro a Delo: l’importanza delle agorai nel traffico commerciale del II secolo a.C.


Principali avvenimenti della storia politica

La storia commerciale dell’isola di Delo ebbe inizio nel quarto secolo a.C., quando Delo divenne, sotto l’autorità di Atene, uno dei più importanti mercati commerciali greci del Mediterraneo. La città godette poi, dal 314 al 166 a.C., di una sua autonomia democratica, divenendo sede di una “confederazione degli isolani” (κοινὸν τῶν νησιωτῶν). Gli studiosi attribuirono a questo periodo della storia di Delo il nome convenzionale di Indipendenza, stimando la sua durata in circa centocinquanta anni. [1]
Dal 166 a.C. il senato romano consegnò Delo agli ateniesi: questi ultimi istituirono il porto franco, conferendo all’isola il regime di immunità noto come ateleia. L’avvenimento si collocò dopo la guerra tra Roma e il re macedone Perseo, che portò alla riduzione della Macedonia in provincia romana (168 a.C.). Assegnando l’epimeleia dell’isola agli Ateniesi e varando così una rotta commerciale alternativa e antagonistica, [2] i Romani avevano intenzione di rovinare economicamente un altro avversario potente, Rodi, colpevole di eccessiva condiscendenza nei confronti dei nemici durante la Terza guerra macedonica. Nei decenni successivi, la distruzione di Cartagine e di Corinto nel 146 a.C. e la creazione della provincia d’Asia nel 133 a.C. contribuirono a fare di Delo una delle città commerciali più importanti del mondo antico. [3] L’isola prosperò fino all’88 a.C., anno in cui iniziò la prima guerra Mitridatica e Delo fu saccheggiata dal generale di Mitridate, Archelao. Una nuova ondata di mercatores italici si stabilì sull’isola durante la prima metà del primo secolo a.C. fino al 69 a.C., anno in cui avvenne un secondo saccheggio dell’isola ad opera della flotta di pirati di Athenodoros, alleato di Mitridate. [4] Le ragioni dell’abbandono dell’isola sono comunque da ricercare anche nella concorrenza del porto di Pozzuoli e nello stabilirsi di relazioni commerciali dirette tra l’Oriente e l’Italia, nelle quali Delo cessa di essere uno snodo fondamentale per i traffici del Mediterraneo. [5]

Lo sviluppo della città tra II e I secolo a.C.

Alla metà del II secolo, Delo era un piccolo agglomerato urbano denso e compatto, sviluppatosi nella parte occidentale dell’isola, a sud del santuario di Apollo. [6] La città aveva un impianto irregolare, concentrato attorno al c.d. quartiere del Teatro (costruito attorno al III secolo a.C.) e si ampliava sul versante nord-occidentale del monte Cinto. [7] Il bacino del Porto Sacro, delimitato a nord dal tempio di Apollo e dal Dodekatheon, aveva assunto in questa fase un’importante funzione commerciale e alcuni settori della polis già possedevano una certa specializzazione. [8] L’Agora tetragona aveva funzione di piazza commerciale e civica, mentre a nord, vi era un grande edificio rettangolare munito di colonne (c.d. Sala ipostila). [9] Questo piccolo centro urbano, non difeso da mura, era poi circondato dalla campagna adiacente, dove si erano installate alcune fattorie.
Con l’istituzione del porto franco nel 167 a.C., Delo si trasformò in un centro cosmopolita e subì un forte incremento urbano. Furono costruiti nuovi quartieri a sud del Teatro, a est e a nord verso la baia di Skardana e lungo il litorale verso Fourni. Alla città si aggiunsero altre installazioni portuali: la costruzione di due piccoli imbarcaderi presso la costa orientale e presso la baia di Skardana e l’ampliamento del porto principale che—in questo periodo—comprendeva sei bacini ed un molo, su parte del quale si affacciavano delle tabernae. Tra il III e il I secolo a.C. furono, inoltre, edificati circa una ventina di santuari dedicati a divinità straniere, egizie e orientali, concentrati soprattutto sui declivi del monte Cinto. Nuovi spazi pubblici nacquero in prossimità del Porto Sacro, come l’Agora dei Competaliasti a sud e l’Agora di Teofrasto a nord. Questi nuovi spazi avevano la funzione di cerniera tra il Santuario di Apollo, l’area del porto e delle attività commerciali e i quartieri abitativi. [10]
L’ultima costruzione chiaramente riconoscibile, dopo l’attacco del 69 a.C. è un diateichisma, una struttura eretta in modo da rinforzare la cinta muraria e renderla così più difendibile. Promossa da M. Valerio Triario, la costruzione, parzialmente rinvenuta nella zona ad est del quartiere del Lago e dell’Agora degli Italici, fu realizzata in fretta per proteggere i quartieri centrali della città antica. [11]

Spazi pubblici e cosmopolitismo a Delo nel II secolo a.C.

Con l’introduzione del porto franco nel 167 a.C. e la cacciata dei Delii dall’isola, la popolazione di Delo poteva essere riassunta in tre gruppi principali: gli Ateniesi—detentori dell’epimeleia, la magistratura annuale, reclutata tra le famiglie più in vista—gli Orientali e gli Italici. [12] La presenza di Italiotai e Italikoi sul suolo delio, testimoniata nei documenti epigrafici, copre un arco cronologico che va dal IV secolo a.C. al I a.C.; tra di essi cospicuo fu anche il gruppo di genti provenienti dalla Magna Graecia [13] e dalla Sicilia. [14]
La comunità italica era composta prevalentemente di mercanti, armatori e banchieri, riuniti in conventus commerciali (Ermaisti, Apolloniasti, Posidoniasti e Competaliasti) posti sotto la protezione delle divinità da cui prendevano il nome. L’appartenenza a questi collegia rivela anche lo status sociale degli affiliati: è certo che i Competaliasti fossero quasi esclusivamente schiavi. [15]

Luogo di fondamentale importanza politico-economica e simbolo della comunità degli Italici a Delo è certamente la cosiddetta Agora degli Italici (Plate 1), situata tra il santuario di Apollo e il porto principale.

Plate 1. Delo, Agora degli Italici (da https://sig-delos.efa.gr/index.php?SIG=Delos). École française d’Athènes.

Nelle testimonianze epigrafiche, la struttura è nota come στοά o porticus, [16] in relazione ai porticati che la circondano, come Ἰταλικὴ παστάς [17] o Ἰταλὸν τέμενος, [18] in riferimento non ad uno spazio con valore cultuale, ma riservato ad un gruppo di persone socialmente connotate.
Si trattava di un ampio spiazzo di forma trapezoidale, in terra battuta, circondato da portici colonnati su due livelli: quello inferiore di ordine dorico, il superiore formato da pilastri rettangolari con fregio ionico. Sul muro di fondo dei portici si aprivano sette esedre e circa ventinove nicchie destinate a contenere statue; [19] dei vani per delle piccole terme sul lato nord-occidentale, un gruppo di camere sul lato occidentale e due latrine ad ovest e a est. Un cosiddetto propylon e due ingressi secondari davano accesso al complesso da ovest. Botteghe circondavano l’agora su tre lati (occidentale, orientale e meridionale), separate dalla corte e aperte sull’esterno della strada. La funzione dell’Agora degli Italici è stata a lungo dibattuta, a partire dall’interpretazione che ne diede M.G. Cocco, identificandola con lo statarion, il mercato di schiavi dell’isola. [20] Interpretazione ripresa e sostenuta poi da Coarelli [21] che, in un suo recente studio—analizzando accuratamente le fonti archeologiche e prosopografiche—prevede una prima fase intorno al 130 a.C., un semplice spazio quadrangolare, legando così la necessità della costruzione della piazza proprio alla rivolta servile accaduta durante quegli anni. L’agora sarebbe stata poi monumentalizzata durante il secondo mandato dell’epimelato di Teofrasto: un ampio spazio difficilmente penetrabile dall’esterno e circondato sui lati da un portico, nel quale il piano superiore era destinato al soggiorno di un gran numero di persone e il piano inferiore adibito a spazio di rappresentanza con la costruzione di esedre e nicchie. [22] Questa tesi non ha colto il favore unanime degli studiosi; N. Rauh ha infatti supposto che la struttura potesse funzionare come una palestra connessa con il piccolo complesso termale sul lato nord-occidentale: gli Italici—appartenenti agli strati più umili della popolazione—sarebbero stati esclusi dai luoghi di tradizione greca e, dunque, tramite l’intervento dei collegia si sarebbe reso necessario costruire un luogo deputato ad accogliere la vita sociale dei mercatores italici. [23] Lettura più neutra è quella di Ph. Bruneau, [24] ripresa in parte poi da M. Trümper, [25] che vede nell’Agora degli Italici uno spazio deputato alle attività degli Italici sull’isola, un luogo di aggregazione tra persone che condividevano lo stesso orizzonte culturale.
Nel vasto numero di iscrizioni provenienti dalla piazza, [26] un personaggio di spicco della seconda metà del II secolo a.C.—le cui vicende sono narrate in ben diciassette iscrizioni—è sicuramente Philostratos di Ascalona, mercante e banchiere originario della Palestina. Egli fu finanziatore del portico settentrionale dell’Agora degli Italici [27] e proprio questi ultimi onorarono lui e la sua famiglia commissionando due epigrammi iscritti (ID 2549, I e II) su pietra [28] ad Antipatros di Sidone e Antisthenes di Paphos, rivenuti nel Lago Sacro antistante la piazza. Dai due epigrammi si evince che Philostratos aveva commissionato cinque doni: un incensiere a Zeus; un vaso in argento a forma di Scilla, a Diana; due rhyta d’oro ad Apollo; ai Romani un doppio portico sostenuto da colonne (riferimento ben preciso al portico settentrionale, di cui si possiede anche l’iscrizione dedicatoria dello stesso Philostratos ad Apollo e agli Italikoi [29] ). Coarelli vede in quest’ultima donazione un riferimento netto alla ricostruzione dell’Agora nel 130 a.C., in seguito alla rivolta schiavile e—in particolare—una misura di sicurezza per evitare altre ribellioni. Philostratos potrebbe essere stato coinvolto nel traffico e nel commercio di schiavi (seppur non sia espresso in maniera esplicita) e—dunque—aver avuto l’interesse a farsi promotore di una tale opera. In cambio, i Romani avevano dedicato al banchiere e ai suoi figli un Ἰταλὸν τέμενος all’interno della piazza (ricordato solo nell’epigramma di Antistene di Paphos), che Coarelli riconosce non con l’esedra costruita da Philostratos [30] ma con la nicchia 41, collocata ad ovest di essa e ora in rovina. [31] Numerose sono le epigrafi che ci permettono di capire la disponibilità economica di Philostratos, oltre alla sua devozione verso le divinità della sua città natale, come le dediche di altari e di un’esedra agli dèi siriaci sul monte Cinto. [32] Egli compare anche come sottoscrittore per la costruzione del teatro accanto al santuario siro con un’offerta di 50 dracme. [33] Nonostante il banchiere operasse con la comunità italica e risultasse legato a quest’ultima da tempo a Delo, egli sembra ricevere un riconoscimento effettivo solamente nel 98/97 a.C. quando, in una dedica onoraria da parte dei romani Poplios, Gaios e Gnaios Egnatii Kointou, egli è appellato come Neapolites, [34] avendo ricevuto—dunque—anche la cittadinanza della colonia greca. [35]
Come Philostratos di Ascalona, anche un altro evergete, Midas, aggiunge alla sua cittadinanza orientale, quella della polis magnogreca: egli dedica—a sue spese—la costruzione di un banco nell’Agora degli Italici, di un’esedra e della sua pavimentazione tra il 104 e il 106 a.C. [36] Inoltre, è ricordato anche su una base destinata a sostenere una statua di un Billienius (conosciuto come presbeutes dei Romani a Delo), [37] posta al limite nord—orientale della porticus di Antigono.
Tarantinos è definito anche Simalos figlio di Timarchos di Salamina di Cipro in una dedica delia datata tra il 105 e il 100 a.C.: egli è conosciuto soprattutto per l’epigramma, opera di Anthistenes di Paphos, iscritto sul monumento dedicatorio che fu offerto dall’ateniese Stolos ad Apollo, comprendente anche una statua all’amico Simalos. [38]  Egli, originario di Salamina di Cipro, fu in ottimi rapporti sia con i Romani, sia con Delii e Ateniesi; fu ginnasiarca tra il 107 e il 105 a.C., presidente a Delo dell’associazione Ermaisti, Apolloniasti e Poseidoniasti nel 100 a.C. e ricevette la cittadinanza tarantina. All’epigramma firmato da Anthistenes Paphios, Simalos rispose con una dedica in prosa [39]  incisa su una base di marmo blu ritrovata nell’Agorà di Teofrasto e destinata a sorreggere una statua di Stolos [40]  —navarca della flotta di Tolemeo IX Soter II.

L’Agora di Teofrasto prende il nome dall’epimeleta che ne curò la costruzione nel 126/125 a.C. [41] e occupa uno spazio a nord del porto sacro, di fronte alla facciata della Sala Ipostila, e a ovest del lato occidentale del tempio di Apollo. La fronte colonnata della Sala Ipostila sul versante settentrionale creava una corte per monumenti onorari precedenti e edifici religiosi, tra cui il Poseidon. I lati meridionale e occidentale erano delimitati dalla banchina del porto, mentre il lato orientale, demarcato dall’Apollonion, aveva un secondo ingresso sulla piazza ed era costituito da una porticus in cui si ergevano strutture a vocazione onorifica [42] (Plate 2).

Plate 2. Delo, Agora di Teofrasto (da https://sig-delos.efa.gr/index.php?SIG=Delos). École française d’Athènes.

Un vecchio studio di Coarelli, [43] ripreso poi in una recente disamina da L. Mercuri, [44] ipotizzava che l’Agora di Teofrasto e l’Agora degli Italici fossero, in realtà, collegate oltre che topograficamente sullo stesso asse est—ovest, anche idealmente come facenti parte di uno stesso sistema funzionale, costituito dal mercato degli schiavi (nell’Agora degli Italici) connesso alle strutture portuali (vicine all’Agora di Teofrasto). Quest’ultima Agora, infatti, aveva forti connotazioni orientali che mostrano come l’infrastruttura fosse il luogo deputato allo svolgimento di relazioni di tipo commerciale tra Roma e Alessandria e, tramite quest’ultima, collegato all’Oriente e alla tratta degli schiavi. Dall’Agora provengono delle iscrizioni che attestano la presenza fenicia (come la dedica dei Poseidonasti di Berytos ad Apollo in onore del demos degli Ateniesi [45] e la dedica della città di Laodicea di Fenicia ad Antioco Grypos [46] ), la presenza di divinità di origine orientale, come Zeus Ourios, oltre ad un numero consistente di iscrizioni relative al culto di divinità egizie. La piazza, inoltre, accoglieva al suo interno numerose dediche onorarie di magistrati di origine ateniese (epimeletai e agoranomoi [47] ), di magistrati romani, [48] e di evergeti stranieri. Se si effettua un confronto con le altre agorai di Delo, quella di Teofrasto risulta essere, inoltre, il luogo deputato alle dediche onorifiche, sia per coloro che detenevano il potere politico, sia per coloro che—pur essendo stranieri—possedevano un ruolo politico rilevante nell’isola. Anche l’Agora di Teofrasto appare inserita, dunque, all’interno di un sistema più complesso e più ampio, strettamente connessa all’Agora degli Italici, al suo ruolo nel commercio degli schiavi e in cui la presenza tolemaica e orientale sembra farsi preponderante rispetto a quella romana, comunque ampiamente testimoniata.

La presenza italica e romana è, invece, ulteriormente predominante nella seconda Agora posta tra i limiti del Porto Sacro e i magazzini che delimitavano il Quartiere del Teatro: l’Agora degli Ermaisti o Competaliasti (Plate 3).

Plate 3. Delo, Agora degli Ermaisti o Competaliasti (da https://sig-delos.efa.gr/index.php?SIG=Delos). École française d’Athènes.

Essa costituiva una sorta di cerniera tra il quartiere commerciale, il quartiere residenziale e il quartiere sacro, delimitata sul lato meridionale dal Portico di Filippo e dalla quale aveva inizio la strada verso l’Agora Tetragona e il temenos apollineo. Una via costeggiava il bacino portuale, mettendo in comunicazione l’Agora dei Competaliasti con l’Agora di Teofrasto. Nonostante la quantità ingente di documenti epigrafici rinvenuti, la situazione risulta molto più omogenea rispetto ai due spazi che sono stati descritti sopra; le iscrizioni sono, infatti, quasi tutte afferenti alle corporazioni che danno il nome alla struttura, le quali effettuarono le consacrazioni di statue, basi votive, altari e soprattutto dei tre edifici monumentali presenti nella piazza. L’interpretazione di queste strutture religiose è ancora oggetto di vivace dibattito, soprattutto circa le divinità venerate e i loro committenti. Sull’edificio quadrangolare al centro della piazza, si basa l’unica attribuzione sicura ossia un monumento dedicato dagli Ermaisti a Hermes e Maia; [49] per quanto riguarda la tholos monoptera, Rauh riconosce una consacrazione ad Ercole da parte dei Competaliasti, [50] mentre Mavrogiannis, pur concordando sulla divinità, ipotizza che i dedicanti siano gli elaiopolai. [51] Entrambi ricercano—comunque—un parallelismo con il Foro Boario. Hasenohr vi ha riconosciuto, invece, una dedica sempre dei Competaliasti pur non pronunciandosi sulla divinità tutelare del monumento. [52] La studiosa, inoltre, riconosce nel naiskos ionico vicino al portico di Filippo—in aperta opposizione con Mavroiannis che vi vedeva un tempio dei Lares Compitales [53] —un secondo luogo di culto per Hermes e Maia promosso dagli Ermaisti. [54] Indipendentemente, comunque, dallo status quaestionis, i documenti epigrafici rinvenuti nella piazza testimoniano una netta e assoluta prevalenza di Ermaisti e Competaliasti.
La piazza era delimitata a Est da botteghe e sul lato meridionale da magazzini che indicano chiaramente la vocazione commerciale della struttura, legata alla vendita di derrate alimentari; [55] i dati archeologici ed epigrafici, inoltre, rimandano ad uno spazio pubblico strettamente collegato ai magistri italici (in particolare Ermaisti e Competaliasti), con funzione di vendita di merce alimentare, anche al dettaglio. [56]

La vicinanza dell’Agora Tetragona con l’Agora dei Competaliasti ha permesso di ipotizzare una correlazione tra le due strutture, oltre che topografica anche funzionale, come è avvenuto per l’Agora degli Italici con quella di Teofrasto. [57] L’Agora Tetragona o Agora dei Delii è l’unica delle piazze monumentali databile all’epoca dell’Indipendenza, quando fu costruita sul lato settentrionale l’esedra con la dedica dei Delii. Successivamente, con la costruzione dei nuovi spazi pubblici, ad essa fu aggiunta una porticus a L su cui si aprivano botteghe per la vendita di merci (Plate 4).

Plate 4. Delo, Agora Tetragona (da https://sig-delos.efa.gr/index.php?SIG=Delos). École française d’Athènes.

Nell’area sono state rinvenute, inoltre, iscrizioni—seppur in misura minore rispetto alle altre agorai—che sembrano far riferimento ancora alla presenza preponderante di magistri italici. In base a questi elementi si è giunti a pensare, dunque, che anche queste due piazze, quella dei Competaliasti e dei Delii, fossero caratterizzate da un lato dalla vendita di beni al dettaglio, dall’altro dalla presenza commerciale, religiosa e monumentale degli Italici. [58]
Come già notato da L. Mercuri, i due sistemi Agora degli Italici—Agora di Teofrasto e Agora degli Ermaisti—Agora Tetragona erano costruite su percorsi permeabili e avevano tra loro assonanze; la piazza di Teofrasto e quella degli Ermaisti, ad esempio, cronologicamente contemporanee, facevano parte dello stesso progetto di risistemazione urbanistica che le vedeva come ampi spazi cerniera tra il Santuario di Apollo, il Porto sacro con i quartieri commerciali e i quartieri abitativi. Allo stesso tempo, i documenti epigrafici e archeologici testimoniano come entrambe le strutture racchiudessero in sé la presenza di associazioni, spazi cultuali e spazi legati all’autorappresentazione privata. [59] Seppur non cronologicamente vicine e non facenti parte del programma di rinnovamento di II secolo, alcune similitudini possono essere riscontrate anche tra l’Agora degli Italici e l’Agorà Tetragona. Secondo un’ipotesi di Coarelli, l’Agora Tetragona costituirebbe lo spazio adibito al commercio degli schiavi almeno fino all’ultimo terzo del II secolo a.C., successivamente sostituito dall’Agorà degli Italici e rifunzionalizzato a luogo di mercato. [60]

Conclusioni

L’isola di Delo divenne dunque—con l’istituzione del porto franco nel 167 a.C.—il principale centro di scambi commerciali del Mediterraneo orientale. In essa approdarono, soprattutto, genti provenienti dall’Oriente, dall’Egitto, da Roma e dalle poleis dell’Italia meridionale. La città, in questo periodo, conobbe il suo massimo sviluppo, trasformandosi in un centro cosmopolita e florido che vide un aumento vertiginoso della sua popolazione, con la costruzione di luoghi di culto e spazi per i mercanti stranieri.
Considerando i principali spazi pubblici presenti sull’isola tra II e I secolo a.C. si evidenzia come le architetture realizzate dalle associazioni di mercatores romani e italici presentino caratteristiche proprie. L’Agora degli Italici, costruita nella zona tra il porto e il tempio di Apollo, si costituì, almeno nella sua prima fase (circa 130 a.C.), di uno spazio trapezoidale chiuso da un muro continuo, assimilabile—secondo l’ipotesi convincente di Coarelli—ad “un recinto per animali” costruito per la necessità di concentrare in un luogo unico e sorvegliabile gli schiavi sfuggiti alla rivolta accaduta durante quegli anni. [61] Il completamento dell’edificio si ebbe durante il secondo mandato dell’epimelato di Teofrasto, in cui si decise di edificare una vera e propria piazza monumentale con la costruzione di due piani indipendenti tra loro. Il piano sopraelevato (assimilabile quasi ad un criptoportico) aveva la primaria funzione di accogliere un ingente numero di persone, il piano inferiore (con l’inserimento di nicchie ed esedre contenenti le statue onorarie) aveva anche la funzione di spazio deputato alla volontà di autorappresentazione dei singoli personaggi. Figura di spicco, delineata dall’evidenza epigrafica nell’Agora, fu quella del banchiere Philostratos di Ascalona che finanziò la costruzione del portico settentrionale e che potrebbe essere stato coinvolto direttamente nel commercio schiavile, traffico diretto in Italia e che riguardava anche Italikoi e Italiotai di Delo. Una conferma che l’Agora fosse uno statarion arriva anche da un’indagine di Mavrogiannis che sottolinea come la presenza di dediche non solo di Italici ma anche di personaggi appartenenti all’alto ammiragliato tolemaico, coinvolti nel traffico di schiavi, si concentri proprio presso l’Agora degli Italici. [62]
Nell’ultimo terzo del II secolo a.C., con la risistemazione e ristrutturazione del porto sacro, venne creata l’Agora di Teofrasto. Lo spazio pubblico, dove svettava al centro della piazza la statua consacrata all’epimeleta Teofrasto da Ateniesi, Romani e stranieri che soggiornavano a Delo, risulta essere un luogo solo formalmente sotto il patrocinio degli Ateniesi, detentori dell’epimeleia. La natura delle testimonianze archeologiche ed epigrafiche mostra però come questa agora fosse, invero, l’effettivo luogo cosmopolita dell’isola, affacciandosi a oriente e a tutti coloro che frequentavano il porto, navigatori e commercianti. L’agorà di Teofrasto sembra affermarsi nel panorama degli spazi pubblici, come luogo di ampia rappresentanza ufficiale, accogliendo in sé statue e dediche onorarie sia per i magistrati ateniesi che per Romani e stranieri. Al tempo stesso svolse anche una funzione religiosa ospitando i luoghi di culto sia per i magistri italici, (dedicati a divinità quali Poseidon, Eracle e Hermes), che per genti orientali.
La contestualizzazione topografica dell’Agora degli Italici e dell’Agora di Teofrasto ha permesso, inoltre, di ipotizzare una stretta connessione tra questi due spazi pubblici, in cui si riconosce nella prima, il luogo deputato al commercio degli schiavi e nella seconda un prolungamento delle vicine strutture portuali. [63]
Diversa invece è la situazione per l’Agora dei Competaliasti. Costruita nei pressi del porto e sulla strada verso il santuario di Apollo e l’Agora Tetragona, essa si configura come uno spazio a totale vocazione italica, dove un gruppo culturalmente omogeneo poté edificare i suoi luoghi di culto e realizzare il proprio spazio di rappresentanza. Essa appare meno aperta all’elemento straniero rispetto alle due agorai finora citate, perché i personaggi onorati all’interno della piazza sono quasi esclusivamente magistri italici. La presenza di botteghe e magazzini a bordo dell’agora, inoltre, indica che la vendita al dettaglio di derrate fosse la funzione primaria di questo spazio. La vicinanza con l’Agora dei Delii ha portato a ipotizzare che queste due piazze pubbliche fossero anch’esse correlate e inserite in un percorso funzionale, incentrato sul commercio alimentare e sull’elemento italico.

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[ back ] 2. Sieppel 1985:97–104.
[ back ] 3. Bruneau-Ducat 2005:36–43.
[ back ] 4. Bruneau 1968:671–691.
[ back ] 5. Dumont-Ferrary-Moreau-Nicolet 1980.
[ back ] 6. Vial 1984:20.
[ back ] 7. Sul quartiere del Teatro: Bruneau-Ducat 2005:291–310.
[ back ] 8. Bruneau-Ducat 2005:119–165.
[ back ] 9. Sull’Agora Tetragona: Dürrbach 1902:480–553.
[ back ] 10. Fraisse 1983:301–313; Malacrino 2007:11–13.
[ back ] 11. Caliò 2012:201–202.
[ back ] 12. Roussel 1931:438–449.
[ back ] 13. Dalle testimonianze raccolte da Michela Nocita, i gruppi etnici più numerosi sull’isola di Delo sono Neapolitai, gli Eleatai, gli Herakleioi e i Tarantinoi; Nocita 2014:72.
[ back ] 14. Nelle testimonianze epigrafiche sono genericamente chiamati Rhomaioi o Italikoi; la denominazione esprime semplicemente un’unità geografica che comprende Greci, cives Romani, Italici e Latini.
[ back ] 15. Sullo status quaestionis, si veda: Hasenohr-Muller 2002:13–16; Hasenohr 2008:27–38.
[ back ] 16. ID 1686; 1697; 1734.
[ back ] 17. ID 2612.
[ back ] 18. ID 1249.
[ back ] 19. Sul lato orientale della piazza, vi era la nicchia con dedica musiva a L. Orbius M(arci) filius (ID 1742); seguita dall’esedra in cui si ergeva la statua onoraria di C. Clivius, proconsole d’Asia tra il 110 e il 101 a.C, eseguita da Agias di Efeso (ID 2494); la nicchia di C. Ofellius M. filius Ferus con la statua firmata Διονύσιος figlio di Τιμαρχίδης e Τιμαρχίδης figlio di Πολυκλῆς. Sul fondo del portico settentrionale era la dedica a Poplius Satricanus Popli filius. Le dediche A. e P. Gabinii sono le più tarde (ID 2002); infine l’esedra legata a Philostratos di Ascalona.
[ back ] 20. Cocco 1970:446–449.
[ back ] 21. Coarelli 1982:119–145; Coarelli 2005:196–212.
[ back ] 22. Coarelli 2016:265–481.
[ back ] 23. Rauh 1992:293–333; Rauh 1993.
[ back ] 24. Bruneau 2005:219–223.
[ back ] 25. Trumper 2008.
[ back ] 26. Sui documenti epigrafici provenienti dall’Agora degli Italici, si veda: Hatzfeld 1921; Coarelli 2016; Nocita 2014.
[ back ] 27. Di cui abbiamo l’iscrizione incisa sull’ampio fregio: ID 2454.
[ back ] 28. Basamenti della statua in onore di Philostratos posta nell’esedra settentrionale da lui costruita; Peek 1941; Peek 1957; Mancinetti Santamaria 1982:82.
[ back ] 29. ID 1717.
[ back ] 30. Costruita sul lato nord dell’Agora senza griglia di chiusura, con colonne ioniche e pilastri, che—presumibilmente doveva contenere le statue dei figli e di Philostratos; Mancinetti Santamaria 1982:82.
[ back ] 31. Coarelli 2016:356.
[ back ] 32. ID 1719; 1720; 1721; 2253; 2254; 2628.
[ back ] 33. ID 2628.
[ back ] 34. ID 1724; [Φιλ]όστρατον [Φ]ιλοστρά[του]/ Νεαπολίτην/ [τ]ὸν πρότερον [χ]ρηματί[ζ]ον [τα] /[Ἀ]σ[κα]λωνίτην, τραπεζιτε[ύοντα]/ ἐν Δήλωι,/ [Π]ό[π]λιος καὶ Γάιος καὶ Γναῖος Ἐγνά/[τι]οι Κοίντου Ῥωμαῖοι τὸν ἑαυτ[ῶν] /εὐεργέτην Ἀπόλλωνι./ Λύσιππος Λυσίππου/ Ἡράκλειος ἐποίει.
[ back ] 35. A causa della lacunosità delle informazioni in nostro possesso, si può solo congetturare come mai Philostratos abbia ricevuto la cittadinanza di Napoli. Presumibilmente grazie alla collaborazione con gli Italici nell’Agora, ai suoi affari sull’isola di Delo e alle sue azioni da evergete, la città campana aveva ricevuto da lui benefici che non sono noti (vd. Mancinetti Santamaria 1982:84).
[ back ] 36. ID 1689; ID 2253; ID 2254; ID 2288.
[ back ] 37. ID 1854.
[ back ] 38. ID 1533; Garulli 2012:76 con relativa bibliografia.
[ back ] 39. ID 1534.
[ back ] 40. Sulla carriera di Stolos vedere Garulli 2013:78 con relativa bibliografia.
[ back ] 41. Come riporta l’iscrizione dedicatoria sulla base dove si collocava la statua di Teofrasto; ID 1645.
[ back ] 42. Mercuri 2008:193–201.
[ back ] 43. Coarelli 1982:133–139.
[ back ] 44. Mercuri 2008:207.
[ back ] 45. ID 1777.
[ back ] 46. ID 1551.
[ back ] 47. Vedere Mercuri 2008:202.
[ back ] 48. ID 1845, 1850, 1621.
[ back ] 49. Hasenohr 2001:337.
[ back ] 50. Rauh 1993:113–121.
[ back ] 51. Mavrogiannis 1995:98.
[ back ] 52. Hasenohr 2001:339–340.
[ back ] 53. Mavrogiannis 1995:99–119.
[ back ] 54. Hasenohr 2001:333–337.
[ back ] 55. Confermata anche da testimonianze epigrafiche come ID 1711, 1712, 1847.
[ back ] 56. Mercuri 2008:208.
[ back ] 57. Su questa correlazione ancora Coarelli 1982:132; Mercuri 2008:209.
[ back ] 58. Mercuri 2008:210.
[ back ] 59. Mercuri 2008:210.
[ back ] 60. Coarelli 1982:132.
[ back ] 61. Coarelli 2005:209.
[ back ] 62. Mavrogiannis 2002:175–177; ma anche Mercuri 2008:207.
[ back ] 63. Coarelli 1982:133; Mercuri 2008:207.